Buenos Aires, Argentina, mercoledì 11 maggio
1960. Ore 18.52. L'uomo, appena sceso dall'autobus 202, percorre Calle
Garibaldi. Ha rialzato il bavero del soprabito e ficcato le mani in tasca,
perché nonostante la stagione avanzata tira un ventaccio freddo. In lontananza
rimbombano i tuoni, e il cielo è squarciato dalla luce dei fulmini. Un cielo da
giorno del Giudizio.
Lo sconosciuto può avere circa cinquantacinque anni,
magro, pochi capelli, con gli occhiali dalla montatura nera, si dirige verso
casa, come fa tutte le sere alla stessa ora, dopo il lavoro. Verso di lui avanza
un giovanotto, cui l'uomo non fa molto caso, come non nota altre persone, due o
tre, ferme poco più avanti, vicino ad un'auto che, a giudicare dal cofano
aperto, dev'essere in
panne.
Ore 18.55. Il giovane si trova proprio
di fronte all'uomo, che sembra assorto nei propri pensieri. "Un momentito,
señor" dice il giovanotto, e allora l'uomo si rende all'improvviso conto che c'è
qualcosa che non va. Quel giovane storpia lo spagnolo, chiaramente non è la sua
lingua. Lo sconosciuto fa istintivamente un passo indietro, ma non serve a
nulla. Il giovanotto gli balza addosso, lo fa rotolare nel fossato che affianca
la strada, lo afferra alla gola e al polso destro. E' giovane e pieno di
energia, e dietro di lui arriva un compagno a dargli manforte. In un attimo
l'uomo, semistordito, bendato e imbavagliato, è scaraventato nell'auto ferma a
bordo strada… uno stridore di gomme, azione compiuta.
Il prigioniero si
riprende quasi subito, ma non fa nessun cenno di resistenza. Ha capito che è
perduto, ha capito benissimo chi sono quelli che l'hanno catturato. Sulla
targhetta della sua casa c'è il nome di Ricardo Klement, ma è falso: il suo vero
nome è stato per anni pronunciato con ammirazione dagli assassini della sua
stessa specie, e con orrore da milioni di ebrei. Il suo vero nome è Adolf
Eichmann, classe 1906,
SS Obersturmführer (tenente colonnello
delle
SS), dirigente dell'ufficio per "l'emigrazione ebraica",
organizzatore scrupoloso, metodico, instancabile della deportazione e dello
sterminio di sei milioni di esseri umani, classificati dalla follia nazista come
nemici naturali della Germania, perché macchiati dalla colpa incancellabile di
essere ebrei.
Sfuggito al
redde rationem del 1945, Eichmann aveva
trovato, come altri nazisti, rifugio nell'ospitale Argentina. Qui era scomparso,
ed era nato Ricardo Klement, moglie, quattro figli, una vita da impiegato,
anonima e tranquilla, alla periferia di Buenos Aires. Chi poteva ormai
ritrovarlo, dopo quindici anni? E poi, ormai, erano cose vecchie, il mondo aveva
altro cui pensare…
Im sinne der anklage nicht schuldig: "Nel senso
dell'accusa non sono colpevole". E' martedì, 11 aprile del 1961. Rinchiuso in
una gabbia di cristallo antiproiettile, nel tribunale allestito nel
Beit
Haam, la Casa del Popolo di Gerusalemme, Eichmann pronuncia questa frase
per quindici volte, quanti sono i capi d'accusa elencati dal presidente della
Corte Suprema, Moshé Landau. Inizia il processo all'uomo che fu il fedelissimo
esecutore della politica hitleriana di annientamento del popolo ebraico. E' un
processo inutile, con la sentenza già scritta? Sarebbero stati da biasimare gli
uomini del servizio segreto ebraico se, anziché rapirlo e portarlo davanti ai
giudici in Israele, lo avessero ammazzato in Argentina, appena catturato?
Il
processo non fu inutile. Nessuno come Eichmann, organizzatore capo, era in grado
di fornire testimonianza di cosa fu la
Endlosung (soluzione finale), di
ricordare, a un mondo che già tendeva, diremmo quasi per legittima paura (se mai
la paura potesse essere legittima), a
 |
Una delle
immagini custodite nel dossier
Heichmann |
dimenticare, di ricordare,
dicevamo, a cosa arrivò l'uomo negli anni dell'abisso. E c'erano ancora altri
motivi, ne parleremo poi, che rendevano questo processo
irrinunciabile.
"
Gli ebrei sono gli eterni nemici del popolo tedesco, e
devono essere sterminati. Tutti gli ebrei su cui possiamo mettere le mani in
questo tempo di guerra, devono essere uccisi, senza eccezione. Se non riusciremo
ora a distruggere le basi biologiche dell'ebraismo, un giorno saranno gli ebrei
ad annientare il popolo tedesco". (Heinrich Himmler - dal memoriale di
Rudolf Hoess, comandante del campo di eliminazione di Auschwitz)
Adolf
Eichmann nasce il 19 marzo 1906 a Solingen, in Germania. E' il primogenito di
cinque figli; suo padre, Karl Adolf, che fa il contabile, nel 1914 ottiene
l'incarico di amministratore della compagnia elettrica di Linz, in Austria, dove
la famiglia si trasferisce. Il giovane Adolf non si fa notare né per pregi né
per difetti. E' uno studente disciplinato, che non eccelle. Il padre, uomo
severo e taciturno, figura di spicco nella comunità evangelica di Linz, educa i
figli nel rispetto per la religione, l'ordine e l'operosità. All'età di dieci
anni Eichmann perde la madre, si limiterà a ricordare che suo padre si risposò
dopo poco e la vita riprese il suo corso normale.
La fine della
Grande
Guerra vede l'impero austro-ungarico dissolto, la Germania, sconfitta sul
campo di battaglia e in più umiliata e schiacciata a Versailles dalla cecità
vendicativa dei vincitori. Adolf Eichmann è un ragazzino che inizia a sentir
crescere dentro di sé quel senso di rabbia impotente che avrebbe contagiato
tutta una generazione di giovani tedeschi. La convinzione diffusa che la
Germania fosse stata battuta non sul campo, ma dalle "mene oscure" dei rinnegati
(non sempre ben identificati) e degli "avidi ebrei" inizia a far germogliare
quell'assoluta confusione di idee che porta a disconoscere una sconfitta
militare e politica, inequivocabile, e a identificare invece dei nemici,
distruggendo i quali il popolo tedesco potrà ritrovare la sua grandezza.
Qualsiasi serio esame postumo viene così evitato, e le convulsioni politiche del
dopoguerra (che porteranno infine all'avvento del nazismo) sono la miglior
dimostrazione della mancanza di una guida politica e morale.
Durante quel
periodo confuso, uno degli insegnanti del giovane Adolf Eichmann fu il
professore di storia Leopold Poetsch, il cui nazionalismo rabbioso aveva già
affascinato, anni prima, un altro Adolf, di cognome Hitler.
Eichmann si
mostra comunque come un giovane affatto mediocre, che richiede ma non ottiene
l'iscrizione al club di scherma dell'università, punto di ritrovo dello
scontento nazionalistico. Le discussioni politiche con i coetanei sono accese,
ma la realtà, finiti gli studi, è un modesto lavoro come rappresentante di
prodotti petroliferi. Ed è una realtà dura, perché la crisi economica
imperversa, e bisogna accontentarsi di vivere modestamente, giorno per giorno,
senza sapere se e quale futuro si prepari. In fondo, la vicenda di Adolf
Eichmann non è diversa da quella di tanti altri suoi coetanei, in Austria come
in Germania, che a un certo punto restarono affascinati dal programma del
partito nazional-socialista e dalla vitalità inesauribile del suo capo, Adolf
Hitler. Anche Eichmann si iscrive al partito, che diventa quasi subito il centro
della sua vita. La promessa di riscatto, l'immaginazione di un avvenire da
riconquistare lottando contro i nemici della nazione tedesca, l'eliminazione di
categorie antiquate e deboli, come l'onestà, la compassione, l'umanitarismo,
tutto questo crogiuolo eleva i frustrati a livello di
vendicatori,
dando una legittimazione e una dignità ai lati più oscuri dell'animo umano,
dando prospettive di libertà irrefrenabile, paragonabili solo a quelle che il
dottor Jeckyll sentiva di vivere quando si trasformava in Mister
Hyde.
Quando, col peggiorare della crisi economica, Eichmann perde il suo
lavoro di rappresentante, si decide al grande salto: si arruola nelle
SS, in un reggimento di stanza a Dachau, nella Germania meridionale. E'
il 1932: il giovanotto inizia il durissimo addestramento, di cui avrebbe sempre
conservato il tangibile ricordo, mostrando con orgoglio le cicatrici sui gomiti
e sulle ginocchia, risultato delle esercitazioni in cui era costretto a
strisciare sul filo spinato. In quel periodo, dirà poi, aveva imparato a
liberarsi di qualsiasi sensibilità al dolore. Finito il tirocinio, Adolf
Eichmann entra volontario nel
SD (
Sicherheit Dienst, il
servizio di sicurezza delle
SS), nel quale rivestirà il modesto grado
di
Scharfuhrer, sergente, mettendosi subito in luce per le sue doti di
operosità e disciplina.
Less: "Ritenevate essenziale per il popolo
tedesco lo sterminio del popolo ebraico?"Eichmann: "Ispettore, se
mi avessero detto a quell'epoca 'tuo padre è un traditore, uccidilo', non avrei
avuto esitazioni di sorta. Ubbidivo ciecamente agli ordini, e in ciò trovavo
piena soddisfazione. Qualsiasi compito mi avessero affidato, l'avrei eseguito
ciecamente e con entusiasmo" (dall'interrogatorio effettuato in sede di
istruttoria processuale dall'ispettore Less, della sezione 06 della polizia
israeliana).
Il 30 gennaio 1933 può essere definito il lunedì nero, non solo
per la Germania, ma per l'umanità. Adolf Hitler viene nominato cancelliere, dopo
un periodo di estrema confusione, contraddistinto da ben tre elezioni politiche
nel corso del1932. In un solo semestre Hitler instaurerà la dittatura, ottenendo
i pieni poteri e sciogliendo i sindacati e i partiti politici, ad eccezione del
partito nazional-socialista. La Germania entra in un vortice di orrore che si
concluderà solo con la tragedia della
Seconda guerra mondiale. Il 30
giugno 1934, nella
notte dei lunghi coltelli, verranno uccisi oltre
duemila ufficiali delle
SA,
SturmAbteilungen (reparti
d'assalto), la prima formazione paramilitare del partito nazista, il cui
crescente potere era inviso ai caporioni delle
SS e dell'esercito.
Hitler non esita a far massacrare i suoi primi fedelissimi per consolidare il
potere. Si affermano le sinistre figure di uomini come Himmler, Göring e
Heydrich, futuri pilastri della politica nazista. Le
SS, direttamente
dipendenti da Hitler, estendono il loro potere al controllo politico di tutta la
Germania.
Nel luglio dell'anno successivo, 1935, con il complesso di norme
chiamato Editto di Norimberga, il regime nazista inizia ufficialmente la
politica razzista, vietando agli ebrei di svolgere attività economiche, punendo
i matrimoni misti, espellendo i bambini ebrei dalle scuole pubbliche, vietando i
contatti sociali con gli ariani. Ma Hitler deve ancora tenere in conto
l'opinione pubblica mondiale, e non spinge troppo l'acceleratore sull'attuazione
delle norme anti-ebraiche. Bisogna insomma salvare le apparenze, ma intanto
lavorare scrupolosamente per preparare la
soluzione finale.
Per il
ventinovenne sergente
SS Adolf Eichmann si sta preparando una luminosa
carriera. Heinrich Himmler, capo della
Gestapo (
GEheime
STAatsPOlizei, polizia segreta di Stato), sta cercando una persona adatta a
ricoprire il ruolo di direttore di un
Museo Ebraico, eufemismo per
indicare un ufficio di raccolta dei dati sulle aziende di proprietà di ebrei
tedeschi. Un collaboratore di Himmler conosce Eichmann, ne apprezza le doti di
obbedienza e dedizione al lavoro, e gli propone di assumersi quella
responsabilità. Eichmann accetta, e si immerge subito nello studio della storia
e della cultura ebraica, creandosi, in brevissimo tempo, notorietà nella cerchia
nazista come esperto in materia
 |
Durante un
rastrellamento due soldati tedeschi infieriscono su un vecchio
ebreo |
di ebraismo. E' un lavoro paziente, di
studio, di ricerca e archiviazione, in cui capita anche di trovare ascendenze
ebree imbarazzanti per personaggi importanti; un lavoro oscuro, che viene però
riconosciuto dai superiori. Il sergente viene promosso, arrivano le spalline da
ufficiale, con la lode per la sua "estesa conoscenza dei metodi organizzativi e
dell'ideologia del giudaismo, il nemico".
L'
Anschluss, l'annessione
dell'Austria, nel marzo 1938, è l'inizio della politica di brutale espansione
nazista. Ormai Hitler ha gettato la maschera (anche se purtroppo il mondo avrà
bisogno di oltre un anno per rendersene conto) e quindi non c'è più motivo di
ritardare la realizzazione della politica razziale. Pochi giorni dopo l'ingresso
delle truppe tedesche, arriva a Vienna Adolf Eichmann, con l'incarico preciso di
rendere l'Austria
judenrein, ossia "ripulita dagli ebrei". Il giovane
ufficiale esce dall'oscurità burocratica, e dimostra subito di avere della
stoffa. Per due settimane la popolazione ebraica viene terrorizzata, le
sinagoghe violate, i rabbini percossi e dileggiati in pubblico. Oltre mille
ebrei vengono uccisi, altri si tolgono la vita per la disperazione. Poi,
all'improvviso, tutto finisce, e Eichmann, convocati i capi della comunità
ebraica, si presenta come l'uomo in grado di aiutarli, solo se loro avranno la
ragionevolezza di ubbidirlo. Gli ebrei, terrorizzati e consci del fatto che
nessuna autorità si muove in loro favore (anzi, le violenze peggiori erano
perpetrate dagli uomini della polizia segreta,
Gestapo) non possono far
altro che mettersi nelle mani di questo ufficiale
SS, che a tratti
appare ragionevole e mite, e a tratti ha violenti scatti d'ira, in un sapiente
dosaggio, teso a fiaccare sempre di più i suoi interlocutori. L'aiuto che
Eichmann offriva agli ebrei austriaci era l'emigrazione, passando attraverso un
apposito ufficio emigrazione, in cui si provvedeva a spogliare il cittadino
ebreo di tutto, dal suo lavoro, alle sue sostanze, al passaporto, sostituito da
un documento speciale contraddistinto dalla lettera
J, valido per
quindici giorni. In questo lasso di tempo l'ebreo, ormai ridotto in miseria,
doveva arrangiarsi a trovare un paese disposto a ospitarlo. Se fosse stato
sorpreso in Austria col documento scaduto, sarebbe stato internato in un campo
di concentramento.
L'incarico in Austria fa assaporare ad Eichmann il vero
gusto del potere. Il suo grado gerarchico ha un'importanza relativa, in
confronto al compito che gli è stato affidato, per il quale può impartire ordini
anche a ufficiali di grado più elevato del suo. Come ebbe a dire, parlando dei
suoi rapporti con i capi della comunità ebraica di Vienna, "essi pensavano che
io fossi una specie di re". Ha installato il suo ufficio nella ex residenza dei
banchieri Rothschild, porta sempre l'alta uniforme e la sera si rinfranca
cenando nei migliori ristoranti.
Il successo dei suoi metodi in Austria gli
procura la promozione al grado di
SS Obersturmführer (tenente
colonnello delle
SS). Sopra di lui c'è solo il capo dell'
SD,
Reinhard Heydrich, il più giovane generale delle
SS, che si meriterà il
soprannome di
boia di Praga. Eichmann ha mostrato di avere capacità non
comuni e mancanza assoluta di scrupoli. L'Austria è stato l'esame di ammissione
ad un compito ben più importante, che non comporterà più solo l'espulsione degli
ebrei, ma la soluzione finale del problema ebraico.
"
Nell'estate del 1941
- al momento non potrei citare la data esatta - venni improvvisamente convocato
a Berlino presso il Reichführer, tramite il suo aiutante. Contrariamente al
solito, Himmler mi ricevette senza che fosse presente nessun aiutante, e mi
disse sostanzialmente quanto segue: 'Il Führer ha ordinato la soluzione finale
della questione ebraica, e noi SS dobbiamo eseguire questo ordine. I centri di
sterminio attualmente esistenti a Oriente non sono assolutamente in condizione
di far fronte alle grandiose azioni previste. Ho scelto perciò Auschwitz, sia
per la sua ottima posizione dal punto di vista delle comunicazioni, sia perché
il territorio ad esso appartenente può essere facilmente isolato e
 |
Himmler, capo della Gestapo, la polizia segreta di
Hitler |
camuffato. Per questo
compito, avevo pensato di scegliere un alto ufficiale delle SS; ma per
evitare fin dall'inizio difficoltà dovute a incompetenza, ho
abbandonato tale idea; il compito sarà dunque affidato a Lei. Si tratta di un
lavoro duro e difficile, che richiede l'impegno di tutta la persona, quali che
possano essere le difficoltà future. Apprenderà ulteriori particolari dallo
Sturmbannfuehrer Eichmann, del RSHA (ufficio centrale di sicurezza del Reich;
n.d.r.), che le invierò tra brevissimo tempo.Tutti gli uffici che
in un modo o nell'altro saranno compartecipi di tale compito verranno da me
informati a tempo debito. Lei ha il dovere di mantenere il più assoluto silenzio
riguardo a questo ordine, anche con i Suoi superiori. Dopo il Suo
colloquio con Eichmann, mi mandi immediatamente i piani delle installazioni
previste.Gli ebrei sono gli eterni nemici del popolo tedesco, e
devono essere sterminati. Tutti gli ebrei su cui possiamo mettere le mani in
questo tempo di guerra, devono essere uccisi, senza eccezione' " (dal
memoriale di Rudolf Hoess, comandante del
lager di Auschwitz).
I
campi di concentramento erano già da tempo una tragica realtà in un paese in cui
l'arbitrio, eletto a sistema, rendeva insufficienti le carceri. Si consideri che
nella Germania nazista la
Gestapo operò sino al 1936 senza nessuna
norma che ne regolasse l'attività, mentre i tribunali rifiutavano di prendere in
considerazione i ricorsi contro i suoi ordini, in quanto nessuna legge li
vietava espressamente. Un decreto del 10 febbraio 1936, che permetteva alla
Gestapo di operare su tutto il territorio nazionale ed escludeva esplicitamente
la possibilità di ricorrere contro i suoi provvedimenti, non fece che dare veste
legale a una situazione di abuso che esisteva già da tempo. Ma anche le
SS e le
SA avevano le proprie prigioni e i propri campi di
concentramento. Il partito nazista aveva steso su tutto il paese una ragnatela
di controllo e oppressione, efficiente e spietata. Con l'ordine definitivo di
Hitler, che citavamo sopra, tratto dal memoriale di Hoess, i campi di
concentramento avrebbero assunto una nuova funzione: sarebbero divenuti campi di
sterminio.
Nell'ottobre del 1939, un mese dopo l'invasione tedesca della
Polonia, all'interno dell'
SD fu istituita una nuova sezione,
contraddistinta dalla sigla
IV-D-4. Essa aveva il compito di provvedere
alla "deportazione ed emigrazione" della popolazione ebrea della Polonia, che
costituiva un decimo di quella totale. La nuova sezione, diretta da Adolf
Eichmann, lo specialista in materia, si sarebbe poi occupata del problema
ebraico in tutta Europa, e col tempo sarebbe stata nota semplicemente col nome
di
Dienststelle Eichmann (Sezione Eichmann).
Inizia anche in Polonia
il lavoro di distruzione, prima morale e psicologica, poi materiale, degli
ebrei, ai quali viene imposto di portare cucita sull'abito, come già si faceva
in Germania, una grande stella di Davide gialla in segno di riconoscimento. Ciò
non solo allo scopo di identificarli subito, ma anche come ammonimento a quanti
avessero voluto intrattenere qualsiasi rapporto con ebrei. Privati di ogni
diritto, agli ebrei viene imposto il confinamento nei ghetti, che non possono
lasciare, pena la morte. In particolare nelle grandi città le condizioni di vita
nel ghetto, sovraffollato e carente di viveri e acqua potabile, si fanno ben
presto disperate. Nel ghetto di Lodz muoiono per inedia e malattie, in meno di
sei mesi, oltre diecimila persone. La tecnica Eichmann si dimostra tragicamente
efficace: logorati psicologicamente e ridotti allo stremo delle forze, gli ebrei
non sono in grado di opporre alcuna resistenza organizzata. Questa particolare
situazione è quella che spiega come nei campi di concentramento bastasse un
numero relativamente limitato di
SS per controllare diecine di migliaia
di prigionieri. Privato
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
Occorreva evitare che
le esecuzioni di massa avessero troppa pubblicità
|
 |
 |
 |
 |
 |
 |
di
ogni dignità, spesso denudato per maggior umiliazione, percosso senza ragione,
terrorizzato dal pensiero di rappresaglie sui propri cari, e in più sfiancato
dalla fame e dai maltrattamenti, il prigioniero si trova superato da un orrore e
da una crudeltà fuori di ogni logica, e spesso può ridursi a un povero essere
rassegnato, che si avvia verso la morte senza più reazioni, come ad una
liberazione.
Le condizioni di vita nel ghetto di Lodz, in Polonia, erano tali
da suscitare addirittura la pietà di un ufficiale
SS, il maggiore Rolf
Heinz Hoepner. Ma era sempre pietà a misura di una
SS: infatti il
maggiore Hoepner, responsabile di quel ghetto, si chiede, in un rapporto ad
Eichmann, se non era il caso di "considerare se non fosse più umano ricorrere a
un mezzo di eliminazione più rapido… Poteva essere più accettabile che rimanere
a guardarli morire di fame". Pietà da
SS, dicevamo. Non viene messo in
discussione il fatto di sterminare un popolo, ma si ricercano i mezzi più adatti
e più umani alla bisogna.
Eichmann non dissentì. Aveva già allo studio mezzi
più rapidi ed efficaci. Reparti speciali delle
SS, chiamati
Einsatzgruppen, vennero costituiti agli inizi del 1941, col compito
specifico di "sterminare totalmente la popolazione ebraica dei territori
occupati". Eichmann ebbe modo di assistere ad una dimostrazione di efficienza
dei nuovi reparti durante l'avanzata dell'esercito tedesco in Unione Sovietica.
Gli ebrei di Minsk, diverse centinaia, vennero portati fuori della città; nelle
campagne era già predisposta una grande fossa davanti a cui i prigionieri
dovettero inginocchiarsi. Poi vennero uccisi ad uno ad uno, con un colpo alla
nuca, e gettati nella fossa con una pedata, con un movimento studiato in
precedenza.
Eichmann, tragico commesso viaggiatore della morte, tornava dopo
i diversi viaggi per l'Europa nel suo ufficio a Berlino, dove annotava
scrupolosamente le cifre dei massacri, nonché quelle del valore delle proprietà
confiscate (denaro, gioielli, oggetti di arredamento, persino capi di
vestiario). Ma c'era un problema che si palesava sempre più: le esecuzioni di
massa rappresentavano uno spreco di munizioni, ed avevano anche un effetto
indesiderato sul morale degli uomini, che rischiavano di "diventare una massa di
sadici" (Una preoccupazione ben strana da parte di chi organizza massacri, e che
dimostra come su tutta la tragica vicenda dominasse uno sdoppiamento morale
assoluto). Inoltre bisognava evitare che le esecuzioni di massa avessero troppa
pubblicità. Tutte queste considerazioni portarono alla decisione di organizzare
le deportazioni negli appositi centri di sterminio, come leggevamo sopra
nell'ordine di Himmler, e di reperire dei mezzi efficaci per le "azioni
grandiose" che erano in programma. Auschwitz sarebbe diventato il più importante
campo di sterminio, ma la solerzia del crimine aveva bisogno di spazi sempre più
grandi. E altri nomi entrarono tragicamente nella Storia: Mauthausen, Dachau,
Buchenwald, Ravensbuck, per non citare che i più importanti.
"
… passammo
a discutere le modalità per attuare il piano di sterminio. Il mezzo non poteva
essere che il gas, perché sarebbe stato senz'altro impossibile eliminare con le
fucilazioni le masse di individui in arrivo; e, oltre tutto, sarebbe stata una
fatica troppo pesante per i militi delle SS incaricati di eseguirle, data anche
la presenza di donne e bambini.Eichmann mi parlò dell'uccisione con
gas da scappamento su autocarri, che era il metodo usato fino allora in Oriente.
Ma era un metodo da scartare ad Auschwitz, dati i trasporti di massa previsti.
L'uccisione mediante gas di ossido di carbonio filtrati attraverso le docce
nelle stanze da bagno (cioè il metodo con cui si sterminavano i malati di mente
in alcuni istituti nel Reich), richiedeva un numero eccessivo di edifici;
inoltre, era assai problematica la possibilità di procurarsi il gas in quantità
sufficiente per masse così ingenti. Su questo punto,
 |
Un SS invita
al boicottaggio del negozio di un
ebreo |
quindi, non fu possibile arrivare
ad una decisione. Eichmann promise che si sarebbe informato sull'esistenza di
qualche gas di facile produzione e che non richiedesse installazioni
particolari, e che mi avrebbe poi riferito in proposito.Andammo a
ispezionare il terreno per stabilire il posto più indicato, e stabilimmo che era
senz'altro la fattoria situata nell'angolo nordoccidentale del futuro terzo
settore di edifici, Birkenau. Era una località fuori mano protetta contro
sguardi indiscreti da boschi e siepi, e non troppo lontana dalla ferrovia. I
cadaveri avrebbero potuto essere interrati in lunghe e profonde fosse nel prato
contiguo. In quel momento non avevamo ancora pensato alla cremazione. Calcolammo
che negli stanzoni già esistenti, dopo averli resi a prova di gas, avremmo
potuto uccidere contemporaneamente 800 individui servendoci di un gas
appropriato…… Alla fine di novembre si tenne a Berlino, presso
l'ufficio di Eichmann, una conferenza dell'intera Sezione per gli ebrei, alla
quale venni invitato a partecipare. Gli emissari di Eichmann nei singoli paesi
riferirono sullo stato attuale delle azioni e sulle difficoltà che si
frapponevano alla loro attuazione, come gli alloggiamenti per i prigionieri, la
preparazione dei treni per i trasporti, la pianificazione degli orari e via
dicendo. Non mi fu comunicato il momento dell'inizio delle azioni, né Eichmann
era ancora riuscito a trovare il gas appropriato". (dal memoriale di Rudolf
Hoess, comandante del complesso di Auschwitz)
Alla fine è il solerte Hoess
che individua il gas adatto: si chiama
Zyklon B, è normalmente usato
come insetticida, ma il direttore di Auschwitz ha avuto la fortuna (sic!) di
assistere ad un esperimento condotto su 900 prigionieri di guerra sovietici,
uccisi con tale gas. Il risultato è stato soddisfacente, e Eichmann dà la sua
approvazione per l'uso su vasta scala.
E qui facciamo un attimo di sosta.
Questo viaggio nella galleria degli orrori non può lasciare indifferenti.
Fermiamoci un attimo, pensiamo alla libertà che viviamo. Poi, prendiamo il
coraggio a quattro mani e rendiamoci conto che tutto ciò che stiamo raccontando
è realmente accaduto, né si può pensare che tutti, tutti quanti, gli uomini
impegnati in questa spaventosa opera di sterminio fossero pazzi omicidi. Le
stesse leggi statistiche ci dicono che è impossibile. Erano uomini normali, che
probabilmente in tempo di pace e di buon ordine politico e sociale avrebbero
svolto qualche normale attività, forse anche meglio di altri, perché abituati al
lavoro e alla disciplina. E che infatti rientrarono nell'anonimato, alla fine
della follia. Non scordiamoci che il processo di Norimberga vide alla sbarra
solo i capi supremi del partito nazista e dell'esercito tedesco. Ma sotto di
essi agivano una miriade di ufficiali, quadri dirigenti di vari livelli, fino
all'ultimo milite.
E' vero che la Storia offre innumerevoli esempi di
massacri. Possiamo passare dalle purghe staliniane, allo sterminio dei
pellerossa, alla distruzione delle civiltà precolombiane ad opera dei
conquistadores, fino ad arrivare alle sinistre pulizie etniche di
questi ultimissimi anni nei territori della ex Jugoslavia. Ma ci sono alcune
peculiarità nella tragica avventura nazista, che la rendono unica. Mai era stato
concepito, ed in parte attuato, lo sterminio di un intero popolo, sulla sola
base della razza. Mai era stata data al massacro un'
organizzazione
industriale così efficiente, progettando e costruendo impianti che avevano
lo scopo specifico dell'uccisione di massa. Infine, una considerazione
importante è anche questa: l'uomo uccide il proprio simile, in genere, per uno
scopo. Ciò non rende certo il suo gesto accettabile, ma almeno l'orrore
dell'omicidio resta nell'ambito delle cose comprensibili, misurabili e quindi
anche evitabili. Nello sterminio del popolo ebraico ad opera dei nazisti si
perde anche il senso della logica, seppur criminale; in pieno periodo di guerra,
ed anche quando le sorti del conflitto erano ormai segnate per la Germania, la
macchina della morte continuava a funzionare inesorabilmente, sottraendo anche
energie e mezzi allo sforzo bellico, che avrebbe
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
Nella zona delle camere
a gas, i deportati venivano convinti che li attendeva un bagno
|
 |
 |
 |
 |
 |
 |
dovuto
essere il primo dei pensieri dei dirigenti tedeschi dell'epoca. Su tutta la
vicenda non aleggia quindi solo la criminalità di chi, per perseguire i propri
scopi di potere o di arricchimento, non esita a distruggere la vita umana.
Aleggia il fascino della morte, quel male oscuro rappresentato dalla pulsione
alla distruzione, il vero fondo spirituale di certe deteriori dottrine
politiche.
"
I convogli di ebrei arrivati dalla Slovacchia, dalla Francia,
dalla Polonia, dall'Olanda nella prima metà del 1942 venivano scaricati allo
scalo merci della stazione di Auschwitz e avviati per intero nella zona del
Bunker n.1, dove era installata la prima camera a gas di Auschwitz-Birkenau.
Solo a partire dal luglio del 1942, dopo la creazione del Bunker n.2, per ogni
convoglio si decise, in relazione alla necessità di mano d'opera del campo, di
salvare da morte immediata una quantità di donne e uomini adulti pari a circa il
25-30% del totale degli arrivati.Le SS iniziarono così la pratica
della cosiddetta selezione iniziale, una tragica procedura che vedeva dividere
le famiglie, strappare i bambini alle madri, gli anziani ai figli, i mariti alle
mogli sulla rampa stessa di arrivo dei treni. Da una parte venivano allineati
gli uomini, dall'altra le donne con i bambini piccoli. Pianti e grida si
levavano dalle file per l'inaspettata separazione che non lasciava il tempo per
un addio. Poi, avanzando a pochi per volta davanti al medico SS esaminatore,
coloro che avevano i capelli bianchi, gli invalidi, gli anziani, le donne
incinte o con i loro figli venivano separati e fatti salire sui camion, o se
questi erano insufficienti, avviati a piedi attraverso i campi verso il Bunker
n.1 fino al luglio del 1942, verso i Bunker n.1 e n.2
successivamente.Nella zona delle camere a gas, i deportati venivano
convinti che una disinfestazione e un bagno li attendevano, si dovevano
spogliare nelle due baracche prospicienti e poi entrare nella sala delle
supposte docce. Sia le SS, sia i detenuti addetti avevano il compito di
tranquillizzare i deportati perché tutto si svolgesse nel massimo ordine. Se
qualcuno faceva resistenza, veniva portato dietro l'edificio e ucciso con una
revolverata, lo stesso veniva fatto in caso di surplus di persone da
uccidere". (Da
Destinazione Auschwitz (CD-Rom), Proedi, Milano
2000, scheda di Liliana Picciotto Fargion)
Il 4 giugno del 1942 il diretto
superiore di Eichmann, l'
SS Obergruppenführer (generale di divisione
delle
SS) Reinhard Heydrich, che ricopriva anche l'incarico di
governatore della Cecoslovacchia (il suo
modus agendi gli aveva
fruttato il soprannome di
boia di Praga) moriva in seguito alle ferite
riportate in un agguato tesogli dai partigiani. Eichmann iniziò ad operare
autonomamente, dedicando energie all'enorme problema logistico che si trovava ad
affrontare. Si trattava di spostare infatti grandi masse di individui dai paesi
occupati dalle truppe tedesche verso i centri di sterminio, riuscendo anche ad
evitare qualsiasi tentativo di ribellione. Organizzatore instancabile, Adolf
Eichmann diventa un esperto di trasporti ferroviari, e prosegue nella sua
politica di distruzione morale degli ebrei per fiaccarli il più possibile prima
della deportazione verso la morte. Viaggia in tutta Europa, sempre più preso dal
compito che gli è stato affidato: liberare il mondo dagli ebrei. Il suo zelo è
tale che decide autonomamente l'eliminazione anche dei
Mischlinge (i
nati da matrimoni tra ebrei ed ariani), che nei progetti iniziali dovevano
essere
solo sterilizzati per evitare che trasmettessero tratti genetici
indesiderati. In Crimea esisteva un gruppo particolare, i
Krimchak,
sulle cui origini razziali anche gli esperti nazisti avevano dei dubbi. Ma
Eichmann non si fa problemi: nel dubbio è meglio uccidere che rischiare di
lasciare in vita chi possa avere anche solo una lontana ascendenza ebrea.
E'
descritto come gelido, efficiente, impermeabile a qualsiasi supplica, anche
quando buona parte dei suoi colleghi, i quali hanno capito che la guerra è ormai
persa, inizia a cercare di darsi un'immagine più accettabile. Di questo
atteggiamento inesorabile e fuori di ogni logica (anche quella delinquenziale) è
un esempio significativo la sorte degli ebrei in Ungheria. Della quale
scriveremo, continuando la storia di Eichmann, nella prossima
puntata.
(
1 - CONTINUA)