Epistemologia
  
  
  
  
Claudio Garola
 UN'INTERPRETAZIONE "OGGETTIVA"
 DELLA MECCANICA QUANTISTICA COME PREMESSA
 PER LA COSTRUZIONE DI UN'ONTOLOGIA QUANTISTICA
  
  
 
 
 
1. INTRODUZIONE 
Il dibattito epistemologico
del xx secolo mette seriamente in discussione alcuni dei criteri tradizionali
di verità: in particolare, quello che stabilisce che una conoscenza
sia vera se rispecchia la realtà ultima delle cose,
o quello che afferma che i principi primi della razionalità (logici,
matematici, geometrici, ecc.) siano veri in quanto di per sé
evidenti.
Anche il criterio di verità consistente nel ritenere
vera
un’asserzione empirica quando essa è conforme allo stato
di cose esistente (evitando riferimenti alla realtà in sé)
viene severamente criticato (cfr., e.g., Rebaglia [1997]). Ne segue
la diffusa convinzione che nessuna forma di realismo ontologico sia razionalmente
accettabile.
 Le critiche citate sopra
non coinvolgono tuttavia altri aspetti che caratterizzano l’impresa scientifica.
Criteri come coerenza interna, capacità predittiva, precisione,
semplicità, comprensività, ecc., divengono anzi fondamentali
per distinguere l’attività scientifica dalle altre attività
culturali umane. Tuttavia anche questi criteri divengono problematici quando
si consideri una delle teorie fondamentali della fisica del xx secolo,
la meccanica quantistica (MQ). L’interpretazione standard della MQ introduce
infatti una sostanziale nonoggettività delle proprietà
dei sistemi fisici, il cui senso intuitivo è specificato, ad esempio,
da Mermin [1993] come segue:
 A measurement does not,
in general, reveal a preexisting value of the measured property.
In modo più tecnico Busch
et
al. [1991] scrivono:
In general, it is not consistent
to assume that in a state P[j]
the system S possesses the ‘property’ E(X) or its ‘complement property’
I - E(X) = E(W\X)
= E(X¢),
that is, that the value of E in a state P[j]
is either in X or in X¢,
respectively.
La nonoggettività della
MQ non va necessariamente intesa in senso ontologico, poiché può
essere letta in senso puramente semantico: non sono dotati di senso
quegli enunciati che attribuiscono proprietà fisiche e il cui valore
di verità, nella specifica situazione fisica considerata, non è
determinato tramite un processo di misura o predetto con certezza sulla
base delle leggi della teoria. Anche in questa forma, tuttavia, essa
solleva seri problemi in teoria della misura (in particolare, il problema
dell’oggettificazione, cioè quello di capire in che modo
si ottengano esiti di misura definiti misurando proprietà che sono
non oggettive prima della misura). Inoltre essa implica forme di soggettività
a livello di osservatore individuale1(cfr.
Garola [2000]). Queste non mettono solo in discussione la possibilità
di avere un riferimento ontologico, almeno in senso tradizionale: esse
costringono anche a riconsiderare l’intersoggettività dell’impresa
scientifica, l’esistenza di criteri di razionalità che diano senso
alla richiesta di coerenza interna, la possibilità di parlare sensatamente
di sistemi fisici individuali (cfr. Mittelstaedt [1998]), ecc.
 L’atteggiamento più
diffuso fra i fisici è quello di accettare come inevitabili le principali
conseguenze dell’interpretazione standard, cercando di capirne fino in
fondo le implicazioni: di qui l’accettazione di aspetti controintuitivi
della MQ (quali la contestualità e la nonlocalità2)
da un lato, e, dall’altro, i tentativi di venire a patti con questi aspetti
escogitando rappresentazioni accettabili del mondo descritto dalla MQ (e.g.,
many worlds, or minds, interpretations), oppure teorie più ampie
che recuperino la MQ in un contesto più intuitivo (e.g., la
teoria di Bohm), oppure ancora modifiche della teoria che ne superino alcuni
aspetti problematici (e.g., il noto modello di Ghirardi, Rimini
e Weber). Anche quella che è, a mio parere, la generalizzazione
più interessante e matematicamente ben strutturata della MQ prodotta
in tempi recenti, la meccanica quantistica unsharp, sembra incapace
di risolvere in modo soddisfacente il problema dell’oggettificazione: ciò
viene messo esplicitamente in evidenza da alcuni degli autori stessi che
hanno collaborato al suo sviluppo (cfr. Busch et al. [1991]; Busch
e Shimony [1996]). Di fronte agli aspetti sconcertanti della MQ, comunque,
l’istanza antimetafisica presente nell’interpretazione standard a livello
empirico (oggetti individuali, proprietà) si trasforma in molti
autori nel suo opposto a livello di leggi ed entità teoriche: queste
vengono infatti intese come espressione di una realtà che si impone
al ricercatore e che questi non può pretendere di afferrare completamente
a causa dei limiti della sua ragione e della sua intuizione.
 L’atteggiamento descritto
sopra dogmatizza alcuni risultati conseguenti dall’interpretazione standard
e rischia di configurare una fase di sviluppo "regressivo", inibendo la
crescita di ipotesi e teorie alternative. Esso è tuttavia tutt’altro
che irragionevole, poiché è basato sul fatto che le conseguenze
controintuitive della MQ sembrano così ben fondate e razionalmente
inevitabili da non poter essere rifiutate senza rifiutare, congiuntamente,
la MQ stessa. In effetti, la nonoggettività della MQ emerge da argomentazioni
diverse, che sembrano rafforzarsi a vicenda. Le più note e accettate
sono le seguenti.
 (i) A livello epistemologico,
la scelta di una teoria verificazionista della verità per il linguaggio
della MQ implica la nonoggettività quando viene combinata con le
relazioni di indeterminazione.
 (ii) A livello semiempirico,
la nonoggettività consegue dall’analisi dell’esperimento delle due
fenditure.
 (iii) A livello teorico,
la nonoggettività consegue dal teorema di Bell-Kochen-Specker (Bell-KS),
che prova la contestualità della MQ.
 Le argomentazioni (i), (ii)
e (iii) sono tuttavia criticabili, anche se la critica non è né
agevole né immediata (cfr. Garola [2000]). In sintesi, si può
asserire quanto segue.
 (i¢)
L’adozione di una teoria verificazionista della verità, come praticata
nell’interpretazione standard, è molto più restrittiva di
quella effettuata, ad esempio, in logica intuizionista, poiché la
verificabilità empirica è richiesta anche per gli enunciati
molecolari, non solo per quelli elementari (verificazionismo empirico).
Essa
implica, ad esempio, che non possono esistere criteri di razionalità
esterni alle teorie fisiche, che gli enunciati della MQ, anche quando si
eliminino gli enunciati non verificabili in linea di principio, ammettono
solo assegnazioni parziali di verità, dipendenti dalle scelte dell’osservatore,
ecc. Queste conseguenze altamente problematiche derivano dal fatto che
il verificazionismo empirico identifica due nozioni filosoficamente distinte,
quella di verità (in senso semantico) e quella di conoscenza
empirica della verità (o verificazione). D’altronde,
l’adozione del verificazionismo empirico costituisce un’opzione epistemologica
tutt’altro che obbligatoria, e la nonoggettività della MQ non può
essere ritenuta inevitabile solo fondandosi su di essa.
 (ii¢)
La prova semiempirica della nonoggettività fornita dall’analisi
dell’esperimento delle due fenditure procede per assurdo e dipende da una
assunzione che, quando sia enunciata in modo esplicito (cfr. Busch et
al. [1991]), è dubbia da un punto di vista fisico. In particolare,
tale assunzione conduce a identificare concetti fisici diversi, come quello
di stato e quello di proprietà (cfr. Sezione 2).
 (iii¢)
Le numerose prove del teorema di Bell-KS, che asserisce la contestualità
della MQ, sono in genere matematicamente ineccepibili. Tuttavia, anch’esse
procedono per assurdo, e ognuna di esse dipende da una condizione (condizione
di Kochen e Specker, o suoi casi particolari) che appare fisicamente
ovvia e che è invece altamente problematica. Essa infatti sottende
l’ipotesi che le leggi della MQ debbano valere anche per sistemi fisici
individuali per i quali, nel corso della dimostrazione, si assumono come
vere proprietà fra loro incompatibili dal punto di vista della MQ
stessa. Tale ipotesi contrasta con una prospettiva operazionale secondo
cui non è lecito estendere le leggi empiriche di una teoria fisica
oltre il dominio in cui esse possono essere controllate. Se tale prospettiva
viene adeguatamente formulata e accettata (cfr. Sezione 2), l’ipotesi su
cui si reggono le prove della contestualità della MQ viene invalidata.
 Le critiche in (ii¢)
e (iii¢)
non implicano ovviamente che l’interpretazione standard sia scorretta.
Esse implicano solo che la nonoggettività non è una conseguenza
necessaria della teoria stessa, come abitualmente ritenuto, e che ogni
interpretazione (o ampliamento, o modifica) della MQ che la assuma compie
una scelta epistemologica lecita ma non inevitabile. Diviene pertanto legittimo
esplorare la possibilità di una interpretazione della MQ che recuperi,
almeno a livello semantico, l’oggettività delle proprietà.
La presenza di difficoltà nella teoria della misura quantistica
e i noti "paradossi" conseguenti dalla nonoggettività nell’interpretazione
standard suggeriscono che tale esplorazione possa portare a risultati interessanti.
Essa è stata effettivamente compiuta dall’autore del presente saggio,
in alcuni casi in collaborazione. Non si cercherà comunque di riassumerla
in questa sede, poiché ciò richiederebbe uno spazio eccessivo
(il lettore interessato può fare riferimento agli articoli selezionati
per la bibliografia). Si cercherà invece in Sezione 2 di indicarne
i presupposti e le linee generali, mettendone in evidenza alcune conseguenze
che possono avere un certo interesse dal punto di vista epistemologico.
Nella Sezione 3 alcune risposte fornite dalla nuova interpretazione in
merito ai problemi posti dalla MQ saranno poi brevemente confrontate con
le risposte fornite da altri approcci. Nella Sezione 4, infine, si faranno
alcuni commenti sulla rilevanza della nuova interpretazione agli effetti
della costruzione di un’ontologia quantistica.
  
  
 
2. IL REALISMO SEMANTICO 
Il primo passo verso un’interpretazione
"oggettiva" della MQ consiste nella scelta di una concezione della verità
alternativa a quella verificazionista. Astrattamente, vi sono diverse possibilità,
potendosi scegliere fra le diverse concezioni oggi disponibili. Esistono
tuttavia ragioni generali per ritenere che una teoria della verità
come corrispondenza sia la più adeguata da diversi punti di vista
(continuità storica con le concezioni classiche, semplicità,
intuitività, compatibilità con una visione "realista" della
fisica, ecc.), ed alcuni argomenti tecnici suggeriscono la stessa scelta
(cfr. Dalla Pozza e Garola [1995]). Questa teoria classica della verità
è stata quindi adottata come fondamento per la nuova interpretazione
della MQ.
 È ben noto che, secondo
alcuni autori (e.g., Dummett [1978]) la teoria della verità
come corrispondenza comporta un impegno ontologico (e, secondo alcuni fisici,
addirittura una visione deterministica dell’universo fisico). Tuttavia
ritengo che esistano ragioni sufficienti per respingere questo punto di
vista, e per considerare la teoria della verità come corrispondenza,
con Tarski [1944], ontologicamente neutrale (cfr. dalla Pozza e Garola
[1995], Garola [1999a]). Per quanto riguarda la nuova interpretazione,
la scelta di una teoria di questo tipo si concretizza fondamentalmente
nell’adozione di un modello insiemistico standard per definire le condizioni
di verità per gli enunciati del linguaggio della fisica. La verità
viene interpretata come conformità ai fatti descritti nell’ambito
della teoria da un linguaggio osservativo che prescrive regole pragmatiche
per il controllo (necessariamente parziale) dei valori di verità
previsti. A causa di questo, la nuova interpretazione è compatibile
con diverse posizioni filosofiche, non necessariamente realiste in senso
ontologico (come lo strumentalismo, il pragmatismo ecc.). Essa, comunque,
è compatibile anche con varie posizioni di tipo realistico, pur
senza implicarle: per questo motivo è stata chiamata Realismo
Semantico (brevemente, SR).
 Va notato che la scelta
di una teoria della verità come corrispondenza si riferisce comunque
in SR alla sola parte osservativa del linguaggio della MQ, che è
un calcolo dei predicati del primo ordine con quantificatori e con soli
predicati monadici. Per questo linguaggio allora il modello semantico di
Tarski (SR adotta in realtà un’estensione Kripkiana del modello
Tarskiano, su cui non mi soffermo per brevità) implica che si debbano
identificare oggetti individuali e insiemi di oggetti su cui interpretare
variabili individuali e predicati del linguaggio, rispettivamente. Nel
caso di SR gli oggetti individuali sono oggetti fisici, cioè
esemplari individuali di sistemi fisici, definiti come in Ludwig [1983]
mediante atti di preparazione (vi sono comunque in SR differenze
essenziali rispetto all’approccio di Ludwig che non è possibile
trattare in questa sede, cfr. Garola [1991a], Garola e Solombrino [1996a]).
Sottoinsiemi dell’insieme di oggetti individuali considerati rappresentano
poi le estensioni di stati (intesi come classi di procedure di preparazione
fisicamente equivalenti) e effetti (intesi come classi di procedure
dicotomiche di registrazione fisicamente equivalenti). L’insieme degli
effetti contiene poi il sottoinsieme degli effetti esatti, che sono
identificati con le proprietà fisiche del sistema considerato: queste
corrispondono ad apparati ideali di misura e sono quindi testabili
(anche se, in genere, non congiuntamente testabili). L’attribuzione
simultanea di un’estensione a tutti gli effetti implica allora che tutti
gli enunciati elementari che attribuiscono proprietà testabili a
oggetti fisici sono dotati congiuntamente di senso (cioè di condizioni
di verità) e di valore di verità indipendentemente dall’essere
stati misurati o predetti con certezza e, più in generale, indipendentemente
dalla nostra conoscenza del loro valore di verità. Le proprietà
attribuite dagli enunciati veri (falsi) possono quindi essere pensate come
possedute (non possedute) dagli oggetti fisici, quali che siano le decisioni
dell’eventuale osservatore, e ciò rende l’interpretazione SR oggettiva,
almeno
in senso semantico. Questo ovviamente contrasta con l’interpretazione standard
della MQ. Infatti è ben noto che esistono in MQ proprietà
degli oggetti fisici che sono fra loro non compatibili, nel senso
che non possono essere misurate (e quindi conosciute) congiuntamente. Secondo
l’interpretazione standard, allora, enunciati elementari diversi che attribuiscono
a un dato oggetto fisico proprietà diverse e non compatibili non
possono avere simultaneamente senso, cosicché la scelta della misura
da effettuare da parte dell’osservatore decide quali enunciati saranno
dotati di senso e quali no.
 Introducendo opportuni assiomi,
è poi possibile tradurre in SR le proprietà basilari della
MQ. SR pertanto non implica modifiche nell’apparato matematico o nell’interpretazione
minimale (statistica) della MQ, anche se suggerisce che un apparato matematico
più sofisticato sarebbe desiderabile (cfr. Garola [1999b]). Tuttavia,
la scelta di adottare una teoria corrispondentista della verità
è incompatibile con la contestualità (teorema di Bell-KS)
e con la nonlocalità (teorema di Bell) della MQ, che si ottengono
nel contesto dell’interpretazione standard (cfr. Sezione 1). Per superare
la contraddizione SR fa propria la critica alla nonoggettività della
MQ tratteggiata in Sezione l. Più precisamente, SR osserva che le
deduzioni standard della contestualità adottano una posizione epistemologica
classica nel richiedere che le leggi fisiche empiriche della MQ si applichino
anche quando gli oggetti considerati possiedono proprietà non compatibili,
benché situazioni fisiche di questo tipo siano epistemicamente inaccessibili
secondo la MQ stessa. Sembra perciò più adeguato alla MQ
e al suo atteggiamento operazionale adottare una posizione epistemologica
che non pretenda di estrapolarne le leggi oltre i limiti in cui esse possono
essere verificate. Tale posizione consiste nel pensare alle leggi generali
teoriche di una qualsiasi teoria fisica (che non appartengono al linguaggio
osservativo) come schemi di leggi che non hanno un valore di verità
in sé, ma che producono (tramite principi ponte) insiemi
di leggi fisiche empiriche (i cui enunciati appartengono invece al linguaggio
osservativo): queste possono essere assunte congiuntamente come vere solo
in situazioni fisiche in cui esse possono essere verificate congiuntamente
(principio MGP, cfr. Garola e Solombrino [1996a], [1996b]; Garola [2000]).
 Il principio MGP permette
di formalizzare e approfondire la critica alla contestualità (e,
conseguentemente, alla nonlocalità) della MQ introdotta in Sezione
1, (iii) (cfr. Garola e Solombrino [1996b]; Garola [1999a], [2000]). Esso
impone evidentemente restrizioni all’illimitata validità delle leggi
fisiche. Va comunque posto l’accento sul fatto che tali restrizioni sono
epistemologiche, non semantiche, dal momento che un valore di verità
è comunque definito in SR per ogni enunciato esprimente una legge
fisica empirica: solamente, tale valore potrebbe essere falso in
situazioni fisiche in cui, in linea di principio, esso non può essere
misurato. Si può asserire che SR trasforma i problemi di carattere
logico posti dall’interpretazione standard (in cui enunciati diversi erano
ritenuti privi di senso, a seconda delle situazioni fisiche) in problemi
epistemologici (ignoranza del valore di verità di alcuni enunciati
in contesti inaccessibili secondo la teoria).
 Il principio MGP non è
l’unica restrizione che SR deve accettare per ottenere una interpretazione
"oggettiva" della MQ. Vi è in effetti un’ulteriore restrizione tecnica
riguardante gli stati entangled di sistemi composti (che, come è
noto, introducono ulteriori elementi di nonoggettività in MQ, e.g.
Ghirardi [1998]), che è rilevante agli effetti della discussione
delle disuguaglianze di Bell ma che non è possibile discutere in
questa sede. Ciò che interessa qui, comunque, è che l’interpretazione
finale che si ottiene possiede alcune caratteristiche che sono altamente
anticonvenzionali dal punto di vista dell’interpretazione standard, e che
tuttavia riavvicinano di molto la MQ alla fisica classica, risolvendo o
minimizzando numerosi problemi e paradossi. In particolare, si ha quanto
segue.
 (i) Il problema dell’oggettificazione
nel corso della misura (cfr. Sezione 1) scompare, poiché si può
pensare che la misura si limiti a rivelare valori di verità preesistenti
ma ignoti (ciò nonostante il processo di misura gioca ancora un
ruolo nonclassico, poiché la scelta di che cosa misurare stabilisce
quali proprietà possono essere conosciute e quali resteranno necessariamente
ignote).
 (ii) La MQ può essere
interpretata come una teoria locale e noncontestuale.
 (iii) La Logica Quantistica
è interpretata come la struttura che formalizza le proprietà
del concetto di testabilità in QM, invece che come la "logica
della MQ", formalizzante un concetto di verità quantistica diverso
dal concetto classico di verità (cfr. Garola [1991a], [1991b], [1992]).
Essa è ottenuta selezionando nell’insieme Y
di tutti gli enunciati del linguaggio osservativo della MQ il sottoinsieme
YT
degli enunciati testabili. Esiste perciò una immersione j
: YT
®
Y che, come si
può dimostrare, conserva l’ordine logico e la negazione, ma non
le operazioni logiche di congiunzione e disgiunzione (ciò chiarisce,
in particolare, perché le operazioni definite in YT 
tramite
l’ordine hanno carattere empirico, e non possono essere interpretate come
operazioni logiche standard).
 (iv) La nozione di compatibilità
fra proprietà fisiche, riformulata nel nuovo contesto, mostra che
esistono diversi tipi di compatibilità, che non vengono distinti
dalla MQ standard. In particolare, proprietà compatibili generano
subreticoli Booleani nel reticolo degli enunciati testabili (YT 
quozientato
con una relazione di equivalenza logica) cui non corrisponde necessariamente
un subreticolo Booleano nell’algebra di Lindenbaum-Tarski di Y
(ovviamente Booleana). Inoltre, relazioni standard fra proprietà
compatibili possono non valere in situazioni fisiche non epistemicamente
accessibili (cfr. la condizione di Kochen e Specker citata in Sezione 1).
 (v) La MQ è una teoria
incompleta,
nel senso che oggetti fisici nello stesso stato possono avere proprietà
diverse, e le leggi della teoria sono insufficienti a determinare in modo
completo quali proprietà sono possedute da un dato oggetto fisico.
 (vi) La probabilità
quantistica è epistemica, non ontologica.
  
  
 
 
3. REALISMO SEMANTICO VERSUS ALTRE TEORIE  
È interessante rileggere
alcune delle problematiche e delle soluzioni citate nella Sezione 1 dal
punto di vista dell’interpretazione SR. Si confronti ad esempio la soluzione
data da SR al problema della nonoggettività delle proprietà
con la soluzione fornita dal modello di Ghirardi, Rimini e Weber. Si è
visto in Sezione 2 che SR recupera l’oggettività introducendo alcune
modifiche nella concezione epistemologica e nell’interpretazione della
MQ. Invece il modello citato recupera l’oggettività delle proprietà
a livello macroscopico modificando la dinamica prevista dalla MQ: ciò
produce una teoria potente e concettualmente ricca, ma al prezzo, in particolare,
di introdurre probabilità non epistemiche anche a livello dinamico,
e di lasciare aperti i problemi conseguenti (almeno per chi sia interessato
a qualche forma di ontologia quantistica) dalla nonoggettività che
sussiste a livello microscopico.
 Analogamente, si è
visto in Sezione 1 che la MQ unsharp non sembra essere in grado di risolvere
il problema dell’oggettificazione che avviene nel corso del processo di
misura. Nel caso, ad esempio, dell’approccio di Beltrametti e Bugajski
[1998] la nonoggettività sembra rivelata dal fatto che le osservabili
standard della MQ non possono essere rappresentate simultaneamente da osservabili
di tipo classico ("sharp") in un’estensione classica della MQ, in disaccordo
con i tradizionali tentativi di trovare variabili nascoste (locali) per
la MQ. Dal punto di vista dell’interpretazione SR, tuttavia, questa caratteristica
non basta a stabilire l’intrinseca nonoggettività dell’approccio
citato: quest’ultima consegue piuttosto se si assume (in contrasto con
SR) che tutte le leggi della teoria debbano valere in ogni situazione fisica,
anche se essa è epistemicamente inaccessibile nel senso specificato
in Sezione 2 (è questa ipotesi, infatti, e non il semplice carattere
statistico della teoria, che conduce alla nonoggettività della MQ,
cfr. Sezioni 1 e 2).
 L’interpretazione SR non
è comunque una teoria di variabili nascoste in senso tradizionale.
Secondo SR, infatti, la MQ è locale e noncontestuale, ma viene violata
la condizione di Kochen e Specker (cfr. Sezione 1, (iii¢)),
che è abitualmente ritenuta necessaria "for the successful introduction
of hidden variables" (Kochen e Specker [1967]).
 È interessante anche
accennare alle implicazioni che SR ha sulla possibilità di introdurre
sistemi fisici individuali (oggetti fisici) in MQ (cfr. Garola [in stampa]).
Secondo Mittelstaedt [1998] tale possibilità è esclusa se
si accetta l’interpretazione standard della MQ. Per giungere a questa conclusione
Mittelstaedt prende in considerazione la definizione di oggetto individuale
secondo le principali posizioni filosofiche tradizionali (Aristotele-Tommaso
d’Aquino, Duns Scoto-Leibniz, Locke-Kant) e conclude che nessuna di esse
è applicabile nel contesto della MQ. Ora, è noto che gli
oggetti fisici sono invece introdotti nell’approccio di Ludwig [1983] mediante
una definizione di tipo pragmatico (attivazione di una procedura di preparazione)
che non rientra in una delle categorie considerate da Mittelstaedt. In
SR viene adottata, come si è visto in Sezione 2, la stessa definizione.
Inoltre, essendo tutte le proprietà (testabili) che è possibile
predicare di un oggetto fisico possedute o no dall’oggetto stesso, questo
può essere caratterizzato (a differenza di quanto accade in Ludwig)
dall’insieme di esse, come nell’approccio kantiano classico (tale caratterizzazione
è tuttavia puramente teorica, non operazionale, poiché le
proprietà possedute dall’oggetto non sono in genere testabili congiuntamente,
cioè simultaneamente accessibili).
 Consideriamo infine la disuguaglianza
di Bell e le disuguaglianze da essa derivate. Secondo la posizione standard,
essa stabilisce un criterio empirico per decidere se a livello microscopico
sia possibile adottare interpretazioni realistiche e locali dei fenomeni
fisici, o se invece la descrizione nonlocale fornita dalla MQ sia inevitabile
(e.g. Selleri [2000]). È noto che gli esperimenti finora
effettuati sembrano convalidare la seconda tesi (cfr. Aspect [1998]). Dal
punto di vista dell’interpretazione SR, tuttavia, questo ruolo non può
essere attribuito alle disugaglianze di Bell. Queste, infatti, o sono ottenute
violando il criterio MGP (come la disuguaglianza originariamente proposta
da Wigner [1970]), e quindi sono scorrette secondo SR, oppure sono formule
corrette (come la disuguaglianza proposta originariamente da Bell [1966])
ma si riferiscono a situazioni fisiche diverse da quelle cui si riferiscono
le corrispondenti disuguaglianze quantistiche (più esattamente,
a situazioni fisiche inaccessibili secondo SR). In entrambi i casi qualunque
test sperimentale, che avviene necessariamente in situazioni accessibili,
non può che dare risultati congruenti con le predizioni della MQ:
ma anche nel secondo caso ciò non implica la nonlocalità
della MQ, poiché non vi è più contraddizione fra MQ
e disuguaglianze di Bell (cfr. Garola e Solombrino [1996b]; Garola [1999a],
[1999b]).
  
  
 
 
4. PRELIMINARI PER UN'ONTOLOGIA QUANTISTICA 
Il fatto che l’adozione di
una teoria della verità come corrispondenza sia considerata "ontologicamente
neutrale" (cfr. Sezione 2) non significa che essa sia irrilevante se ci
si propone di costruire un’ontologia quantistica. Per comprendere bene
questo punto può essere utile considerare quanto afferma Bergia
[1999].
 Dobbiamo mirare a costruirci
una nuova ontologia, una nuova visione del mondo dei fenomeni
quantistici, una visione che dovrà necessariamente rinunciare ad
asserti come:
 a) il mondo è
fatto di entità che possiedono le loro proprietà, che siano
o no osservate;
 b) le possiedono
in modo innato (cioè non le acquisiscono all’atto della misura);
 c) l’interazione
fra entità è preassegnata e locale;
 d) le proprietà
del tutto sono inferibili da quelle delle parti.
La posizione di Bergia è
ovviamente ineccepibile, a patto che si considerino come inevitabili la
contestualità e la nonlocalità che emergono dall’interpretazione
standard. A mio parere, essa riassume efficacemente la posizione dominante
tra i fisici (cfr. Sezione 1). Ma, come Bergia stesso riconosce, il compito
di costruire un’ontologia quantistica soddisfacente alle condizioni enunciate
sopra sembra così difficile da apparire senza speranza, anche se
la storia della fisica insegna che imprese ritenute impossibili sono poi
state realizzate quando il paradigma che ne prevedeva l’impossibilità
è cambiato.
 Consideriamo ora che cosa
accade se si accetta SR. In questo caso almeno i primi tre degli asserti
riportati sopra possono essere mantenuti, a patto di rinunciare a ritenere
le leggi della MQ valide in situazioni fisiche che la MQ stessa dichiara
inaccessibili. Da questo punto di vista la difficoltà di costruire
una nuova ontologia quantistica non è quella di rinunciare a modelli
fondamentali (anche a livello linguistico) di articolazione del pensiero,
basati sul considerare oggetti individuali e loro proprietà: piuttosto,
essa risiede nella nostra ignoranza delle relazioni intercorrenti fra le
entità che compaiono in questi modelli quando si fuoriesca dai confini
limitati delle situazioni fisiche accessibili, in cui valgono le leggi
della MQ. Il problema è quindi completamente diverso, e le "condizioni
impossibili" prescritte da Bergia non sono più richieste. L’interpretazione
SR, pur di per sé "neutrale", è compatibile con forme di
realismo ontologico di tipo tradizionale, e rende quindi assai più
facile la costruzione di un’ontologia quantistica a chi sia interessato
a farlo.
 Vorrei concludere osservando
che anche al di fuori del contesto proposto da SR esistono già approcci
che aggirano in parte le limitazioni imposte dall’interpretazione standard
ed elencate sopra. Si consideri ad esempio il modello elaborato da Roncadelli
[2000] per ritrovare la MQ a partire dalla meccanica classica e da un "Fresnel
white noise" di sfondo. In esso si considera una particella puntiforme
(massa m e spin 0), soggetta a una dinamica stocastica e non-classica che
interviene a un livello subquantistico, operando su tempi brevi rispetto
a quelli tipici della MQ standard. A questo livello la descrizione è
locale,
e la nonlocalità quantistica appare a causa di processi di media
sul rumore di Fresnel introdotti per ritrovare la MQ (cfr. c). Inoltre
le fluttuazioni quantistiche descritte dal rumore di Fresnel hanno secondo
Roncadelli significato cinematico e possono essere identificate
intuitivamente con l’etere quantistico immaginato da Dirac. Roncadelli
suggerisce perciò che la meccanica classica, non quella quantistica,
abbia valore universale, descrivendo il comportamento della particella
puntiforme rispetto al "vuoto fisico": il comportamento classico si otterrebbe
allora trascurando del tutto le fluttuazioni quantistiche e quello quantistico
standard tenendone conto solamente in media. Mi sembra allora lecito dedurre
da questa descrizione che, almeno a livello subquantistico, le proprietà
della particella possano essere pensate come definite, anche se totalmente
impredicibili (cfr. a e b). Si ottiene così una descrizione
con caratteristiche molto vicine a quelle suggerite dall’interpretazione
SR, benché l’ispirazione dei due approcci sia, almeno a prima vista,
totalmente dissimile (sussistono comunque ovvie differenze, in particolare
rispetto al modo in cui sono considerate la località e la contestualità
a livello quantistico: ma è in ogni caso interessante avere un esempio
di come si possa tentare di conservare alcuni degli asserti a, b, c,
d, mentre invece l’interpretazione standard ne impone la negazione).
Dipartimento di Fisica
e Sezione INFN
 Università di
Lecce
 Garola@le.infn.it
  
 NOTE
 1
In particolare, la scelta da parte dell’osservatore di uno specifico insieme
di misure da effettuare determina quale fra gli enunciati che attribuiscono
proprietà fisiche al sistema hanno senso e quali no (soggettività1).
Inoltre, quando si tenta di descrivere il sistema fisico costituito dall’oggetto
misurato e dall’apparato di misura, sembra emergere dalla trattazione che
le proprietà del sistema divengono oggettive a causa della sola
osservazione da parte dello sperimentatore (soggettività2; in letteratura
questo tipo di soggettività è tradizionalmente esemplificato
dal paradosso del "gatto di Schrödinger").
 2 Nel
linguaggio usuale fra gli studiosi di fondamenti della fisica una teoria
è detta contestuale quando i valori delle osservabili fisiche
di un dato sistema fisico possono dipendere, secondo la teoria, non solo
dallo stato del sistema, ma anche dall’insieme delle misure che un osservatore
esterno decide di compiere sul sistema stesso (da questa definizione segue
ovviamente che la contestualità implica la nonoggettività).
Una teoria è poi detta nonlocale quando l’effettuazione di
una misura su un sistema fisico può influenzare i valori delle osservabili
relative a un’altro sistema che abbia interagito con il primo in passato,
indipendentemente dalla distanza fra i due sistemi nel momento della misura.
  
 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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 Claudio Garola
 AN "OBJECTIVE" INTERPRETATION OF
QUANTUM MECHANICS AS
 A PREMISE TO THE CONSTRUCTION OF
A QUANTUM ONTOLOGY
 Abstract
  
  
 The standard interpretation of quantum
mechanics (QM) adopts a verificationist conception of truth and meaning
that implies, together with the Heisenberg principle, the nonobjectivity
of the properties of any physical system. This means that properties cannot
be thought of, in general, as possessed or not possessed by a system before
a measurement, which however specifies only some of them, necessarily leaving
the others indeterminate. In semantic terms, statements attributing physical
properties to a given sample of a physical system (or physical object)
have not truth values, in general, before a measurement, which however
can never provide a complete assignment of truth values.
 Nonobjectivity constitutes a major difficulty
if one wants to build up a quantum ontology, for it prohibits thinking
in terms of some kind of physical reality which is independent of the observer.
Yet, it is commonly maintained to be an intrinsic (hence unavoidable) feature
of QM and not only a consequence of the standard interpretation, since
it is also based on a number of arguments which seemingly do not depend
on epistemological choices introduced a priori, as verificationism (in
particular, the double slit argument and the Bell-Kochen-Specker theorem,
which proves the contextuality of QM). It is therefore important
to observe that these arguments can be criticized from a physical viewpoint.
Indeed, they stand on mathematical assumptions that seem physically reasonable
at first sight, but subtend a classical way of looking at physical laws
that is contradictory with the operational philosophy of QM. If this criticism
is accepted, a way is open to non-standard interpretations of QM that are
objective
in a semantic sense and yet preserve the formal apparatus of the theory.
An interpretation of this kind has been provided by the author in a number
of papers, some of which together with other authors, in the framework
of a general epistemological position called Semantic Realism, which
is characterized by the adoption of a correspondence theory of truth and
meaning for the observative language of physics (hence Semantic Realism
opposes the identification of truth and knowledge of truth that
is typical of the verificationist position underlying the standard interpretation
of QM). The main features of the new interpretation (briefly called SR
interpretation) can be summarized as follows.
 (i) The objectification problem,
that is, the problem of how definite measurement outcomes can be obtained,
disappears, since a measurement simply reveals a preexisting value of a
physical observable (or property).
 (ii) QM is a local and noncontextual
theory.
 (iii) Quantum Logic is a mathematical
structure expressing the formal properties of the (theory-dependent) concept
of testability in QM, not a new logic expressing the formal properties
of a quantum conception of truth.
 (iv) There are different kinds of compatibility
on the set of all physical properties that are not distinguished within
the standard interpretation.
 (v) QM is incomplete, in the sense
that physical objects in the same state can have different properties,
and the laws of QM cannot predict all properties possessed by a given physical
object.
 (vi) Quantum probability is epistemic,
not ontological.
 The SR interpretation also provides an
original perspective for evaluating different approaches to the problem
of nonobjectivity (in particular, the Ghirardi-Rimini-Weber model, the
unsharp
generalization of QM, etc.). Furthermore, because of objectivity, it constitutes
an alternative and more tractable background for the construction of a
quantum ontology.
  
  
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